Lettera all'imprenditore n°282 del
22 Marzo 2023
Tassonomia UE: novità sul Report di Sostenibilità
“La sostenibilità riguarda l’ecologia, l’economia e l’uguaglianza.”
Ralph Bicknese
Dal 1° gennaio 2023, le imprese non finanziarie obbligate alla pubblicazione della dichiarazione di carattere non finanziario (DNF, Disclosure Not Financial), dovranno comunicare anche alcuni indicatori di prestazione (KPI, Key Performance Indicator) che misureranno il loro grado complessivo di sostenibilità ambientale.
Tale integrazione è stata prevista dal Regolamento UE 2020/852, che ha introdotto nel sistema normativo europeo la Tassonomia della attività economiche eco-compatibili, ovvero una classificazione delle attività che possono essere considerate sostenibili in base agli obiettivi dell’Unione Europea e al rispetto di alcune clausole di carattere sociale.
Cos’è la Tassonomia dell’UE?
Si tratta di un sistema di classificazione che stabilisce un elenco di attività economiche ecosostenibili. La Tassonomia Europea, in particolare, può essere considerata una sorta di guida, utile per:
- Imprese: consente di valutare le proprie attività e definire le politiche aziendali in ottica di una maggiore sostenibilità ambientale;
- Investitori: permette di integrare i temi di sostenibilità nelle politiche di investimento e di comprendere l’impatto ambientale delle attività economiche nelle quali investono o potrebbero investire;
- Istituzioni pubbliche: consente di definire e migliorare le proprie politiche di transizione ecologica.
Cosa prevede la Tassonomia dell’UE?
Per le aziende interessate, il nuovo dato da comunicare richiede l’individuazione e la misurazione delle attività economiche taxonomy-aligned, ossia quelle “allineate” alla Tassonomia Europea e che rispettano tutti i requisiti normativi richiesti.
In aggiunta, dallo scorso gennaio rimangono oggetto di comunicazione, tutte le informazioni qualitative e quelle sulla quota delle attività “ammissibili” alla Tassonomia (taxonomy-eligible), ossia semplicemente incluse nell’elenco.
Quali sono i requisiti di ecosostenibilità di un’attività economica?
Secondo la Tassonomia Europea, un’attività economica è considerata ecosostenibile se:
- Contribuisce in modo sostanziale al raggiungimento di uno o più obiettivi ambientali, ovvero: mitigazione dei cambiamenti climatici, adattamento ai cambiamenti climatici, uso sostenibile e protezione delle acque e delle risorse marine, transizione verso un’economia circolare, prevenzione e riduzione dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
- Non arreca un danno significativo a nessuno dei suddetti obiettivi ambientali;
- È svolta nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia previste dalla Tassonomia dell’UE;
- È conforme ai criteri di vaglio tecnico fissati dalla Commissione Europea.
Quali sono gli indicatori che le imprese non finanziarie dovranno comunicare?
Le imprese non finanziarie dovranno comunicare il loro allineamento tassonomico utilizzando i seguenti indicatori di performance (KPI), previsti dall’articolo 8, comma 2, del regolamento Tassonomia:
- La quota di fatturato proveniente dalle attività produttive già allineate alla Tassonomia, ovvero proveniente da prodotti o servizi associati ad attività economiche qualificate come ecosostenibili;
- La quota di investimenti in conto capitale (Capex), connesse ad attività economiche qualificate come ecosostenibili;
- La quota di spese operativa (Opex), connesse ad attività economiche qualificate come ecosostenibili.
È fondamentale sottolineare come, tra i requisiti previsti dall’articolo 8, assume particolare importanza la quota di investimenti in conto capitale allineati alla Tassonomia. Si tratta, infatti, di un indicatore economico dinamico e prospettico che, a differenza del fatturato “statico”, fa riferimento ai piani strategici di transizione ecologica definiti dalle aziende, al fine di realizzare una progressiva decarbonizzazione in un determinato periodo di tempo.
Anche l’analisi delle spese operative (Opex), riveste grande importanza in quanto consente di comprendere, come e se l’azienda stia effettivamente perseguendo gli obiettivi intermedi del piano strategico di transizione ecologica.
L’introduzione di tali indicatori dovrebbe guidare le aziende verso investimenti maggiormente sostenibili (low carbon o carbon neutral), in modo più trasparente e consapevole, soprattutto nei settori a maggiore impatto climatico (es. energia, costruzioni e trasporti).
La pubblicazione di tali informazioni consentirà agli investitori, in primo luogo, di analizzare l’allineamento delle imprese agli obiettivi ambientali e, in secondo luogo, di selezionare le imprese che hanno intrapreso significativi percorsi di transizione ecologica.
Infine grazie alla disponibilità di tali dati gli investitori avranno la possibilità di rendere più efficaci le proprie azioni di engagement, misurandone gli effetti nel tempo e rafforzando il dialogo con le società investite.
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