Lettera all'imprenditore n°272 del

11 Gennaio 2023

Rendicontazione di Sostenibilità: nuova direttiva anti-greenwashing

Il cambiamento climatico è reale. La sfida è avvincente. E più a lungo aspettiamo, più difficile sarà risolvere il problema.

John Kerry

Il 28 novembre 2022 il Consiglio Europeo ha approvato la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), ovvero la nuova direttiva anti-greenwashing, che introduce nuove regole per la rendicontazione di sostenibilità e amplia in modo significativo il numero di aziende obbligate a redigerla.

Gli Stati membri dell’UE dovranno recepire la direttiva CSRD, pubblicata sulla Gazzetta europea lo scorso 14 dicembre, entro il 6 luglio 2024.

Cosa si intende con il termine “greenwashing”?

Al giorno d’oggi, “essere green” è molto di moda. Alcune aziende, infatti, pensano che basti dimostrare un attaccamento all’ambiente per guadagnare punti in reputazione e immagine aziendale. Questo è il fenomeno del greenwashing, ovvero una pratica ingannevole, usata come strategia di marketing da alcune aziende per dimostrare un apparente impegno nei confronti dell’ambiente, con l’obiettivo di catturare l’attenzione dei consumatori attenti alla sostenibilità, che oggi rappresentano una buona fetta di mercato.

Cosa cambia con la nuova direttiva?

I Report sulla Sostenibilità fino ad ora sono sempre stati volontari e spesso non certificati da terze parti. Con la norma appena varata dal Consiglio europeo, le maggiori imprese saranno soggette a nuovi controlli e certificazioni indipendenti per assicurare che i dati forniti e le dichiarazioni effettuate siano veritieri.

Quali sono le aziende coinvolte?

Finora, le norme adottate in materia riguardavano solo 11 mila aziende in Europa, mentre la nuova direttiva negli anni si applicherà ad oltre 50 mila aziende (comunque meno dello 0,5% delle aziende europee).

I nuovi obblighi di trasparenza sulla sostenibilità introdotti dalla direttiva si applicheranno a tutte le grandi imprese dell’Unione Europea e alle PMI quotate, ma con diverse tempistiche:

  1. Dal 1° gennaio 2024 alle grandi imprese con oltre 500 dipendenti già soggette alla precedente direttiva sulla rendicontazione non finanziaria;
  2. Dal 1° gennaio 2025 alle grandi imprese attualmente non soggette alla precedente direttiva sulla rendicontazione non finanziaria e con più di 250 dipendenti, 40 milioni di euro di fatturato e/o 20 milioni di euro di totale attivo;
  3. Dal 1° gennaio 2026 alle PMI quotate;
  4. Dal 1° gennaio 2028 alle società extraeuropee che generano un fatturato netto di 150 milioni di euro all’interno dei confini europei e che hanno almeno una filiale o succursale in Europa che supera determinate soglie.

Quali sono gli obblighi per le aziende coinvolte?

Le aziende interessate saranno tenute a divulgare un’ampia gamma di informazioni relative alla sostenibilità, tra cui:

  • Una breve descrizione del modello di business, della strategia di lungo periodo, dei rischi e delle opportunità di sostenibilità dell’azienda. Ai sensi del CSRD, le società interessate devono fissare obiettivi ESG (Environmental, Social e Governance) chiari e pubblicare annualmente i propri progressi su tali obiettivi, nonché i propri piani di transizione (se presenti);
  • Piani di attuazione in relazione alla transizione verso un’economia sostenibile, alle misure adottate per limitare il riscaldamento globale e per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 (in linea con l’Accordo di Parigi), e all’esposizione alle attività legate al carbone, al petrolio e al gas;
  • Livello di sostenibilità dell’azienda e impatto della stessa sull’ambiente e sui temi sostenibili;
  • Obiettivi di emissione di gas a effetto serra;
  • Politiche attuate in materia di sostenibilità (compresi i sistemi di incentivazione);
  • Processi di due diligence implementati dall’impresa in relazione alle questioni di sostenibilità e agli impatti negativi effettivi e potenziali delle operazioni dell’azienda e della catena del valore.

Come possono prepararsi le aziende coinvolte?

La direttiva imporrà obblighi di rendicontazione e informazione sulla sostenibilità a una serie di società, sia europee sia extra-UE. Anche se alcuni dettagli devono ancora essere sviluppati dall’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), ente preposto all’esaminazione dei requisiti di informativa in relazione agli obiettivi ambientali UE, è chiaro che tali adempimenti richiederanno risorse significative.

Per prepararsi al meglio, le aziende interessate dovrebbero:

  1. Verificare l’applicabilità della direttiva alle controllate UE e non UE del proprio gruppo. L’ambito e l’esatta applicabilità della stessa sono, infatti, particolarmente complessi e richiederanno un’analisi dettagliata;
  2. Verificare la sovrapposizione delle disposizioni della direttiva CSRD con altre norme esistenti in tema di rendicontazione ESG già previste e applicate nei paesi UE, Stati Uniti, Regno Unito;
  3. Consultare il primo set di indicazioni fornite dall’EFRAG nel draft ESRS (European Sustainability Reporting Standard), che contiene indicazioni in materia di standard di rendicontazione;
  4. Verificare i requisiti di due diligence in materia di diritti umani e ambiente contenuti nella bozza di direttiva UE sulla due diligence di sostenibilità aziendale, che sono indicativi delle aspettative emergenti a livello normativo e di stakeholder;
  5. Rivedere il ruolo, le risorse e le competenze delle funzioni legali e di compliance, che svolgono un ruolo chiave nell’affrontare le complessità di questa nuova legislazione.

Benedetti&Co, grazie alla sua esperienza nello sviluppo di ricerche mirate, nell’analisi dei dati e grazie all’utilizzo di banche dati specializzate, è in grado di realizzare report dettagliati, utili alle aziende per approfondire differenti tematiche.

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