Lettera all'imprenditore n°210 del
30 Giugno 2021
Recupererà l’economia italiana dopo la pandemia?
Secondo quanto riportato nel Report Annuale 2021 della Banca d’Italia, nel 2020 il PIL italiano ha registrato un calo del 8,9%. Gli effetti della pandemia che hanno colpito l’economia sono stati diversi: la riduzione delle attività globali, delle esportazioni, degli afflussi turistici, la diminuzione della mobilità e dei consumi, la riduzione degli investimenti e non per ultimo la temporanea indisponibilità di personale in particolare per le attività produttive. La pandemia ha aggravato notevolmente una situazione di “decadenza” che in Italia si protrae da quasi 15 anni, determinando in un solo anno la perdita di 435 mila posti di lavoro e un incremento del debito pubblico di 159,8 miliardi. Possiamo vedere facilmente ciò nel grafico seguente.
Prodotto Interno Lordo e Debito Pubblico Lordo reali in Italia (Fonte: Istat)
Il grafico riportato evidenzia come il Prodotto Interno Lordo italiano reale sia passato dai 1.812,4 miliardi del 2019 ai 1.651,6 miliardi del 2020. Il debito pubblico reale, in costante crescita, ha invece raggiunto nel 2020 2.569,3 miliardi, aumentando di circa 159 miliardi rispetto al 2019, anno in cui il debito ammontava a 2.409,9 miliardi. Il grafico evidenzia anche che dal 2007, il trend del PIL è in costante diminuzione, mentre quello del debito è in contunua crescita. In questo periodo il PIL reale è diminuito circa del 13% mentre il debito pubblico reale è aumentato del 44% circa.
Quali sono le prospettive future?
Le prospettive di crescita economica futura dell’Italia non sono rosee, infatti il nostro paese difficilmente riuscirà a recuperare il PIL perso in termini reali. L’ostacolo principale alla crescita del PIL è rappresentato dal costante calo della popolazione attiva che determinerà in futuro una diminuzione della ricchezza prodotta, qualora non fossero posti in essere drastici interventi correttivi. Secondo il report Istat relativo agli Indicatori Demografici del 2020, ad eccezione del Trentino-Alto Adige, tutte le restanti regioni italiane stanno vivendo un decremento demografico. Quello che emerge è che dal 2015 la popolazione residente in Italia è progressivamente diminuita di circa un milione di persone, come si evince dalla tabella seguente.
Popolazione residente al 1° Gennaio – Italia, anni 2001-2021, dati in milioni (Fonte: Istat)
Data la continua diminuzione della popolazione italiana e il graduale invecchiamento, l’obiettivo di crescita futura non potrà più essere focalizzato sull’aumento del PIL a livello aggregato, ma bisognerà puntare sul miglioramento del PIL pro capite, indice del livello di benessere individuale dei cittadini. Il PIL pro capite è infatti l’indicatore che generalmente viene utilizzato per esprimere il livello di ricchezza prodotto da un territorio in un certo periodo, per singolo abitante. L’incremento del PIL pro capite pertanto, sarebbe un obiettivo più idoneo per definire i piani di crescita del nostro paese.
Come migliorare il PIL pro capite italiano?
Per poter ottenere un aumento del PIL pro capite è necessario intervenire principalmente su due fattori: l’incremento della produttività della popolazione attuale tramite, ad esempio, l’aumento degli investimenti nell’automazione, e il varo di politiche per un’immigrazione qualificata, per aumentare la popolazione attiva. Da un lato l’utilizzo di macchinari robotizzati sempre più evoluti consentirà di compensare la minore disponibilità di manodopera e, in particolare, i fondi europei previsti nel piano Next Generation EU potrebbero favorire e supportare gli investimenti nell’area dell’automazione e del progresso tecnologico delle imprese. Dall’altro lato, l’”importazione” nel nostro paese di personale qualificato proveniente da altri paesi, consentirà di contrastare il trend di decrescita demografica della popolazione attiva. L’incremento dell’attrattività del paese, permetterà inoltre, di “importare cervelli”, portando un valore aggiunto all’economia nazionale, che ne guadagnerebbe in termini di innovazione, occupazione, crescita economica e benessere dei cittadini.
Il nostro paese necessita quindi, per poter crescere nuovamente, di predisporre un piano di sviluppo dell’economia reale, abbandonando vecchie logiche e introducendo nuovi modelli incentrati sul miglioramento del benessere individuale e collettivo dei cittadini.
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