Lettera all'imprenditore n°327 del
27 Marzo 2024
L’export italiano nel 2023: performance, trend e prospettive
“Il beneficio del commercio internazionale: un più efficiente impiego delle forze produttive del mondo.”
John Stuart Mill
Nel 2023 l’export italiano ha registrato un aumento del 2% circa rispetto all’anno precedente, attestandosi a un valore di circa 630 miliardi di euro. Il dato, di per sé positivo, racconta in realtà di un incremento in fase di rallentamento, dopo due anni di forti crescite a doppia cifra (elaborazione SACE di dati ISTAT). Questa attesa frenata riflette la situazione globale, che ha visto nel 2023 una flessione generale del volume di beni commercializzati a livello internazionale.
Quali sono i settori e i beni trainanti?
I beni di investimento (beni economici strumentali utilizzabili per diversi cicli di produzione, ad esempio i macchinari), principale raggruppamento dell’export italiano, hanno rappresentato la maggior sorpresa del 2023. Le loro esportazioni, infatti, solo nei primi nove mesi dell’anno passato hanno registrato un significativo aumento (+9,9%, tasso raddoppiato rispetto alle attese). Il traino è stato fornito dai mezzi di trasporto (+15,1%), con l’automotive che ha registrato un balzo del 17,3%, mostrando i segnali della progressiva risoluzione dei problemi delle supply chain. Anche la meccanica strumentale ha riportato una crescita significativa (+8,7%) diffusa a quasi tutti i comparti ma specialmente alle macchine utensili e ai macchinari per il packaging. Altri investimenti e apparecchi elettrici hanno visto incrementi ben superiori alla media nazionale (rispettivamente del 7,1% e del 6,7%).
Nel complesso, visti i dati e la situazione attuale, i beni di investimento continueranno a guidare la crescita delle esportazioni italiane anche nel 2024 in quanto sono previsti in aumento del 4,6% per poi rallentare a un tasso medio annuo del 3,4% nel biennio seguente. Quest’anno il contributo maggiore proverrà dalla meccanica strumentale, attesa in aumento del 5,5%, mentre nel periodo 2025-26 sarà la volta di mezzi di trasporto (+5,1%) e prodotti elettrici (+5,3%), settori al centro della svolta green.
Di contro, i beni intermedi (beni strumentali che possono essere utilizzati soltanto una volta nel ciclo di produzione, ad esempio le materie prime), dopo la forte performance del 2022 trainata dagli elevati rincari dei prezzi delle materie prime, tra gennaio e settembre 2023 hanno registrato una significativa contrazione (-8%) scontando un ampio calo, in parte inatteso, delle vendite in volume. Il settore della chimica e farmaceutica (considerate congiuntamente) è l’unico ad aver riportato un andamento positivo (+1,4%); le buone crescite delle vendite di farmaceutica, specie verso la Cina, e cosmetica si sono contrapposte alle riduzioni segnate dai prodotti chimici di base (sia organici che inorganici) e dai fertilizzanti. I metalli hanno registrato una flessione a doppia cifra (-11%), risentendo del confronto con la vivace dinamica dell’anno precedente, quando il valore dell’export era aumentato per lo più in relazione ai maggiori costi degli input produttivi. Le esportazioni di gomma e plastica, anch’esse in calo (-8,9%), scontano la contrazione del comparto della plastica nonostante l’incremento della domanda delle componenti per i veicoli e la tenuta di quelle per l’edilizia.
Il prolungato impatto delle pressioni inflative sul potere d’acquisto di imprese e famiglie ha colpito, in misura maggiore di quanto previsto, la domanda di beni di consumo, che nel 2023 si è ridotta di circa il 2,5%. I prodotti in legno hanno registrato il decremento più marcato (-9%): alla performance negativa dei mobili – su cui ha influito la preferenza di rinviare gli acquisti a tempi con maggiore capacità di spesa– si è aggiunta anche quella di carta e cartone, prodotti originati da un’industria ad alta intensità energetica. Registrano una contrazione in linea con il raggruppamento le esportazioni di altri consumi (-2,2%) imputabile in larga parte all’ampio calo dei prodotti ceramici, che hanno visto un intenso aumento dei prezzi di vendita lo scorso anno, delle pelli e dei lavori in pietra. Il tessile e abbigliamento, al contrario, ha segnato un lieve incremento dello 0,7% soprattutto per l’apporto positivo di articoli di abbigliamento, a riprova che il bacino di domanda di alta gamma continua ad apprezzare la qualità dei nostri prodotti anche in momenti di mercato più complessi.
Nel 2024 l’export di beni di consumo è atteso in aumento del 4% sulla prospettiva che l’auspicato ritorno dell’inflazione su livelli più contenuti possa fornire una spinta consistente, così come atteso anche per i due anni successivi (+3,7% medio).
Le esportazioni di agroalimentare sono risultate in linea con le previsioni iniziali, continuando a mostrare un tasso di crescita del 6,3% nei primi nove mesi del 2023. La buona performance è diffusa alla componente di altra agricoltura (+4%) ma soprattutto a quella di alimentari e bevande (+7,8%). I prezzi dei prodotti agricoli, infatti, hanno proseguito nel corso dello scorso anno una fase discendente – come confermato dal FAO Food Price Index tornato ai livelli dei primi mesi del 2021 – mentre quelli dei beni finiti hanno risentito (e stanno risentendo ancora, seppur in misura sempre minore) degli effetti inflativi.
I principali mercati europei
Il valore dell’export italiano di beni in Germania ha registrato una flessione del 2,5% nei primi nove mesi dell’anno, a fronte di una significativa contrazione delle vendite di beni intermedi e nonostante l’apporto positivo di settori come mezzi di trasporto e meccanica strumentale. La domanda di beni italiani in Germania vede però un recupero già a partire dal 2024, con una stima del +3,9%, grazie anche al posizionamento strategico dell’Italia in diverse filiere produttive tedesche. L’andamento favorevole sarà sostenuto ancora dai beni di investimento (+4,2%), specie mezzi di trasporto (+5,2%), ma vedrà anche il ritorno alla crescita delle vendite di beni di consumo (+3,8%) e intermedi (+3,8%).
La Francia si è posta l’obiettivo di diventare la prima grande economia decarbonizzata d’Europa, con importanti passi avanti in tal senso già entro il 2030. In tale ottica green l’export italiano di beni vedrà un aumento della domanda in svariati raggruppamenti: dai beni d’investimento (+3,5% nel 2024 e +3,2%, in media, nel prossimo biennio) ai beni intermedi (+3,9% nel 2024 e +3,1% l’anno nel 2025-26). Si mantiene positiva la dinamica dell’agroalimentare, seppure a ritmi fisiologicamente inferiori ai continui rialzi degli anni precedenti. Nel complesso le vendite di beni italiani verso la Francia cresceranno del 3,6% nel 2024 e del 3% in media nel biennio successivo, quando chiuderanno con un valore di poco sotto i €70 miliardi.
La crescita dell’attività economica italiana in Spagna ha visto solo in parte una frenata nel 2023, principalmente a causa dell’inflazione, ma prevede una ripresa già per il 2024, ove è prevista rimanere sopra la media dell’eurozona. In questo quadro favorevole si inserisce il sostenuto andamento del nostro export di beni verso Madrid che segnava un +3,1% solamente nei primi 3 trimestri 2023, rappresentando il tasso di crescita più elevato rispetto a quello degli altri principali partner commerciali europei.
Le esportazioni italiane verso il Regno Unito hanno visto un calo generale nel 2023 del 3,5%. Tuttavia, in un contesto di stabilità dell’attività economica, l’UK tornerà a essere già per il 2024 un mercato di destinazione dei beni italiani in crescita a un tasso del 4,2%, in linea con la media verso il mondo. Agroalimentare e beni di consumo guideranno le nostre vendite verso il Paese con aumenti del 5,5% e 4,6% rispettivamente. Il rientro delle pressioni inflative potrà sostenere infatti il recupero della spesa delle famiglie di beni a carattere più voluttuario.
I principali mercati extra-Europa
Gli Stati Uniti si sono confermati anche nel 2023 un mercato di grande valore per le esportazioni italiane; le nostre vendite verso gli U.S.A. sono cresciute a ritmi molto sostenuti negli ultimi due anni e, dato ancora più incoraggiante, continueranno a farlo, anche se a tassi fisiologicamente più contenuti, anche nei prossimi: previsto un +4,2% nel 2024 e +4,5% in media nel biennio successivo, grazie in particolare alle ottime performance dei beni d’investimento, che rappresentano circa il 40% del nostro export in questo mercato.
La regione dell’Asia Pacifico (APAC) si è confermata la più dinamica a livello globale per il nostro export anche nel 2023: il commercio italiano di beni in valore è cresciuto infatti in quest’area di oltre il 7% rispetto allo stesso periodo del 2022, trainato dall’eccezionale performance dei beni intermedi, a sua volta legata all’impennata di vendite nel settore della chimica e farmaceutica registrata in Cina grazie agli acquisti da parte di Pechino di farmaci prodotti in Italia per il trattamento dei sintomi del Covid. Positivo anche l’andamento complessivo dei beni d’investimento, nonostante il calo delle vendite registrato in alcuni importanti mercati di sbocco, e di quelli di consumo. Secondo le stime, le esportazioni italiane in APAC cresceranno in media del 3,9% anche nel 2024 . Ovviamente, in quest’area la parte del leone, anche per quanto riguarda il nostro export, la ricoprono Cina e India.
Le vendite italiane in Cina raggiungeranno i €23 miliardi nel 2024, in aumento del 3,4%. L’incremento riflette quello dei beni di investimento (+3,5%), che rappresentano oltre il 40% dell’export nel Paese e che torneranno a crescere dopo il risultato negativo del 2023, supportati dagli effetti delle politiche espansive decise dal governo, in un contesto caratterizzato dal protrarsi della crisi del settore immobiliare e dal calo della fiducia dei consumatori.
L’India continuerà a essere un mercato dal grande potenziale per le aziende esportatrici italiane dopo i positivi risultati del 2023 (+11,5%). Mezzi di trasporto (+6,6%), meccanica strumentale (+4,9%) e apparecchi elettrici (+4,6%) sosterranno le vendite nel 2024 (+4,4%).
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