Lettera all'imprenditore n°296 del

28 Giugno 2023

La sostenibilità influenzerà l’accesso al credito

“Se vogliamo migliorare la qualità dell’ambiente in cui viviamo, l’unico modo è coinvolgere tutti.”

Richard Rogers

Negli anni, molteplici autorità ed enti internazionali sono intervenuti con l’obiettivo di sensibilizzare sempre più le aziende alle tematiche ESG (Environmental, Social and Governance) e di introdurre un graduale cambiamento culturale nelle stesse. Negli anni sono state, infatti, varate policy, linee guida e standard per favorire ed incentivare l’impegno delle imprese in relazione alla sostenibilità. Ad oggi, le normative sono divenute in alcuni casi vincolanti richiedendo alle imprese uno sforzo maggiore per garantire il raggiungimento di determinati risultati. Ne è un esempio il Regolamento UE 2020/852 che prevede un ampliamento significativo delle imprese obbligate alla rendicontazione non-finanziaria tra il 2024 e il 2028.

Nei prossimi anni, tuttavia, anche le PMI italiane non direttamente obbligate a tale rendicontazione, dovranno porre sempre più attenzione al proprio livello di sostenibilità ambientale in quanto influenzerà la loro possibilità di accedere al credito.

Perché le banche porranno attenzione agli ESG dei soggetti finanziati?

Le banche nei prossimi anni porranno sempre più attenzione agli ESG dei soggetti finanziati principalmente per due motivi: da un lato il cambiamento climatico rappresenta già oggi un rischio per la stabilità dei sistemi finanziari, dall’altro alle banche verrà riconosciuto sempre più un ruolo importante nella spinta verso la transizione ecologica delle imprese e dei privati.

Perché i cambiamenti climatici rappresentano un rischio per le banche?

Il cambiamento climatico è un rischio per la stabilità finanziaria dei sistemi economici e di quella del sistema bancario. I rischi ambientali per il sistema bancario sono classificabili in:

  • Rischi fisici: sono rappresentati dai danni al capitale fisico (infrastrutture, proprietà, beni, ecc.) e alle persone derivanti da eventi naturali esterni connessi ai cambiamenti climatici;
  • Rischi di transizione: sono misurabili in termini di perdite finanziarie connesse, ad esempio, alla transizione disordinata verso un’economia a basse emissioni, ai cambiamenti improvvisi delle politiche climatiche (tasse, incentivi, ecc.), alla rincorsa al progresso tecnologico, oppure come risultato di danni reputazionali.

Le banche intendono gestire tutti questi rischi in quanto influenzano la solvibilità dei propri debitori. Proprio per far fronte a questi rischi la Banca d’Italia ha già richiesto agli intermediari finanziari del Paese di redigere un piano d’azione per spiegare come intendono integrare i rischi climatici e ambientali in tutte le fasi del processo del credito.

Gli istituti di credito, pertanto, per minimizzare i rischi di perdita e i rischi reputazionali, integreranno sempre più tali tematiche nei processi d’investimento cercando di migliorare il proprio rating ESG.

Perché le banche possono avere un ruolo importante nella spinta verso la transizione ecologica?

Le banche,  dato il loro ruolo cardine nell’allocazione del capitale, hanno la possibilità di indirizzare le risorse verso progetti e imprese che contribuiscono maggiormente alla transizione ecologica.

L’ EBA (l’European Banking Authority), proprio per incentivare una maggiore sostenibilità del settore bancario, ha previsto che dal 2024 gli istituti di credito dovranno pubblicare l’indice GAR (Green Asset Ratio) che calcola il rapporto tra gli assets della banca che finanziano attività sostenibili sulla base della tassonomia UE e il totale delle attività di bilancio.

In tal modo gli istituti di credito saranno incentivati a porre sempre più attenzione sulla sostenibilità delle attività dei soggetti finanziati e ad avviare una diversa allocazione dei propri prestiti, in previsione degli obiettivi zero emissione del 2050.

Una prima indagine condotta nel 2021 dall’EBA su un campione di 29 banche in 10 paesi UE ha evidenziato un GAR del 7,9%. I risultati sono, tuttavia, solo una stima di partenza per la creazione di strumenti di valutazione del rischio climatico coerenti e comparabili. Ad oggi, le maggiori criticità riguardano, infatti, lo scarso sviluppo di approcci quantitativi nella misurazione dei rischi climatici: i dati spesso non sono disponibili, di incerta attendibilità e difficilmente comparabili.

Benedetti&Co, da quasi vent’anni, grazie alla sua esperienza nello sviluppo di ricerche mirate, all’analisi dei dati e all’utilizzo di banche dati specializzate, è in grado di realizzare report dettagliati, utili alle aziende per approfondire differenti tematiche.

 

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