Lettera all'imprenditore n°168 del

2 Settembre 2020

Gli effetti del Lock-Down sulle aziende bresciane

L’impatto che il coronavirus ha avuto e che tuttora ha sulle nostre vite è impossibile da quantificare: ha stravolto completamente la nostra quotidianità, ci ha portato ad adottare nuove abitudini e a cambiare modo di relazionarci.

Le rigide misure adottate in Italia per arginare e limitare i danni sanitari sono state deleterie per l’ecosistema politico, economico e sociale. Nello scenario economico, in particolare, la maggior parte delle imprese hanno dovuto interrompere la produzione per settimane e alcune di queste potrebbero addirittura chiudere se non ricevono aiuti mirati ed in modo tempestivo.

Questo scenario già incerto potrebbe peggiorare con l’arrivo del periodo autunnale se si considera la diffusione di nuovi focolai in diverse regioni e l’applicazione di misure restrittive in paesi già precedentemente severamente colpiti dal virus.

Inoltre, ad oggi, diversi paesi si trovano in fasi diverse dell’epidemia e le aziende con particolare propensione all’export potrebbero aver maggior difficoltà a rialzarsi.

L’esistenza di questa possibilità può far nascere atteggiamenti prudenziali da parte di imprese e famiglie provocando, di conseguenza, un rallentamento nei consumi e negli investimenti.

Quali effetti produrrà questo scenario sulle aziende bresciane?

Per poter capire quali potrebbero essere gli effetti del lock-down sulle aziende del bresciano abbiamo quantificato le conseguenze sugli equilibri patrimoniali e finanziari, studiando un campione di 3.446 aziende con sede legale a Brescia e in altri 6 comuni limitrofi (Roncadelle, San Zeno, Borgosatollo, Cellatica, Botticino e Collebeato).

Per rispondere alla domanda è stato simulato un Worst Case (WC) Scenario nel quale viene ipotizzata una violenta contrazione del fatturato tra il primo e il secondo trimestre del 2020, per poi prevedere una lenta e graduale ripresa, che consentirà di raggiungere valori precedenti al lock-down, solo al termine di questo anno. Prendendo come riferimento gli ultimi dati ufficiali disponibili, si è ipotizzata una riduzione dei ricavi pari al 20% nel mese di marzo dove, infatti, le aziende hanno intravisto i primi sentori di crisi e nel mese di aprile hanno avuto una contrazione più ingente. Infatti, a causa dello stop della produzione il punto di massima flessione si è registrato in questo mese, riducendo il fatturato pari all’ 80%.

L’indagine coinvolge 3.446 aziende di cui quasi la totalità hanno sede nel comune di Brescia (3.053). Per quanto concerne la tipologia di società, l’89% del campione, ovvero 3.077, è composto da Società a Responsabilità Limitata (S.r.l.), mentre le Società per Azioni (S.p.A.) e Società Consortili sono rispettivamente pari al 7% e al 3%.

Per quanto riguarda l’attività merceologica (Codice Ateco) si evince che 905 aziende operano nel settore del Commercio (26%), 562 nel Manifatturiero (16%), 332 in quello Edile (10%) e le attività Professionali e Immobiliari ammontano complessivamente a 542 (15%).

Da un punto di vista economico, alla chiusura degli ultimi dati di bilancio disponibili, le aziende in analisi hanno generato 27 miliardi di euro di Fatturato nonché un EBITDA medio dell’8,7%. L’87% dei ricavi totali sono stati generati dalle aziende con sede legale nella città di Brescia e cubano, in termini assoluti, circa 24 miliardi di euro.

Quali sono i risultati del Worst Case Scenario?

I risultati emersi applicando il modello di WC Scenario prevedono che, a causa dello stop della attività, le aziende del campione potrebbero registrare, a chiusura dell’anno in corso, un calo dei Ricavi pari al 32%. A seguito di questa contrazione del fatturato, le aziende potrebbero non avere sufficiente liquidità per coprire i costi d’esercizio generando, così, perdite a livello aggregato pari a 293 milioni di euro. Ci si può attendere, inoltre, un crollo analogo anche del Valore Aggiunto che si arresterà a 4,7 miliardi, valore decisamente inferiore rispetto a quello stimato a dicembre 2019 (-36%).

Ingenti, inoltre, potrebbero essere le conseguenze sull’indice di redditività aziendale (EBITDA). Infatti, potrebbe arrestarsi a 234 milioni di euro, circa il 90% in meno rispetto ai 2,4 miliardi di euro stimati nel 2019. Come accennato in precedenza, seguendo i risultati dello scenario applicato, al termine dell’anno 2020 i ricavi non saranno sufficienti a coprire i costi, causando una perdita complessiva pari a 239 milioni di euro.

Analizzando, invece, l’evoluzione mensile dell’utile, si può notare che il periodo più arduo per le aziende sarà quello da aprile a settembre; la perdita più ingente è avvenuta nel mese di aprile in cui, a livello aggregato, si sono registrati -235 milioni di euro. Osservando la linea rossa del grafico sottostante, che rappresenta i valori cumulati, si può notare che il punto minimo di utile avverrà dopo l’estate, intorno ad ottobre (-554 milioni).

Le perdite previste dal punto di vista economico, porteranno a delle ripercussioni anche sul piano patrimoniale, riducendone la solidità e registrando inoltre una perdita di capitale di rischio di circa 900 milioni (passando da 16,4 miliardi ad un punto di massima flessione di 15,5 miliardi). Come verrà analizzato in seguito, questa perdita andrà a pesare in particolar modo su alcune aziende del comparto.

Al fine di poter fronteggiare in modo adeguato la crisi in corso, le aziende necessiteranno di una maggiore entità di risorse finanziarie, ossia circa 1,5 miliardi di euro, il 18% in più rispetto a quelle necessarie in un periodo di “normale” andamento delle attività. Secondo nostre previsioni, ci si aspetta un picco di fabbisogno finanziario durante l’estate che potrebbe prolungarsi anche fino a fine anno.

In aggiunta, se le aziende finanzieranno il fabbisogno di risorse ricorrendo esclusivamente al capitale di debito, e non con risorse destinate da parte dello stato a titolo di capitale, la leva finanziaria peggiorerà di 7 punti percentuali, passando dal 14% al 21%. Questo, a livello aggregato, potrà creare future difficoltà di accesso al credito.

Se si dovesse realizzare questo scenario, a livello di singola impresa si avrebbe che, circa il 40% delle aziende analizzate subiranno una riduzione del patrimonio netto di oltre 1/3. In particolare, delle 2.247 aziende, 89 società, che ad inizio anno avevano un patrimonio negativo, conseguiranno perdite per circa 98 milioni di euro, peggiorando ulteriormente la loro già fragile struttura patrimoniale; 397 aziende vedranno azzerare il proprio patrimonio e, per ricostituire il capitale, saranno necessari circa 150 milioni di euro.

Se a queste si aggiungono le imprese che subiranno perdite meno ingenti, le società che chiuderanno il bilancio in rosso salgono a 1.771, pari al 75% del campione, generando complessivamente perdite per 770 milioni di euro.


Benedetti&Co
, grazie alla sua esperienza nello sviluppo di ricerche mirate, nell’analisi dei dati macro e microeconomici e grazie all’utilizzo di banche dati specializzate, è in grado di realizzare report dettagliati, utili alle aziende per approfondire differenti tematiche.

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