Lettera all'imprenditore n°24 del

12 Luglio 2017

Esportare in Germania: Il picco dell’Export Italiano

Le esportazioni italiane nel primo trimestre del 2017 hanno registrato un picco di massimo mai raggiunto sinora. A rivelarlo sono i dati diffusi da ISTAT il 17 maggio relativi al commercio estero italiano: nel periodo tra aprile 2016 e marzo 2017 le nostre esportazioni hanno raggiunto i 42,2 miliardi di euro, ampiamente sopra i livelli pre-crisi, grazie soprattutto agli scambi commerciali intrattenuti con la Germania.

Analizzando il report si può notare come i valori delle esportazioni su base annua (Tabella 1) abbiano avuto un aumento del 14,2% rispetto a marzo 2016: l’incremento ha riguardato sia l’export extra-Ue (+15,1%) sia quello intra-Ue (+14,1%).

Tabella 1

La positiva dinamica congiunturale è confermata anche su base trimestrale: rispetto al quarto trimestre 2016, nel primo trimestre 2017 l’export è aumentato in misura relativamente sostenuta (+3,0%).

I dati descritti precedentemente, vengono confermati anche dall’Eurostat, secondo cui, sull’intero mercato internazionale, nel primo trimestre 2017 l’Italia ha registrato un incremento dell’export complessivo pari a +10% rispetto al primo trimestre 2016, superiore rispetto agli export della Germania (+8%) e della Francia (+5%).

La buona riuscita di queste performance è dipesa soprattutto dal nostro primo partner commerciale, ovvero la Germania.

Il Mercato Tedesco: una grossa opportunità

Dal punto di vista degli scambi commerciali, la Germania è il primo “Partner Commerciale” italiano sia per l’export, sia per l’import, e questo rapporto si è sempre più consolidato nel tempo.

Ad affermarlo non sono solo i dati ISTAT, che confermano la Germania come primo importatore dei prodotti italiani (con un aumento complessivo del 12% negli ultimi 12 mesi osservati), ma anche la forte passione da sempre dimostrata dal mercato tedesco per il Made in Italy .

L’acquirente tedesco, persona fisica o azienda, è molto attento alla qualità, ed è spesso disposto a spendere cifre maggiori per avere un prodotto italiano. Per questo, il Made in Italy gode di una sorta di “corsia prefereziale” nelle abitudini del consumatore teutonico e i prodotti maggiormente esportati dalle aziende italiane sono:

  • Prodotti alimentari (+3.1%) e bevande (+2%);
  • Articoli di abbigliamento (+6,8%);
  • Autoveicoli (+8,3%);
  • Prodotti della metallurgia (+11,9%)
  • Macchinari ed apparecchiature (+1,1%);
  • Prodotti farmaceutici (+5%).

Come possiamo notare dalla tabella sottostante (Tabella 2), tra i principali mercati di sbocco dell’Italia vi è in primis la Germania:

Tabella 2

La Germania è l’economia più sviluppata dell’Area-UE, ha un PIL tra i più alti a livello globale, ma il dato più interessante per chi vuole entrare in questo mercato, è l’alto potere d’acquisto dei cittadini tedeschi, il quinto al mondo.

Trattandosi di un’economia avanzata, il settore dei servizi è quello prevalente, pertanto l’industria manifatturiera domestica non riesce a sopperire la forte domanda interna spingendo le importazioni di materie prime, di componenti e  di prodotti finiti.

L’Italia occupa il quinto posto tra i Paesi fornitori della Germania e si colloca al settimo posto sul versante dei Paesi acquirenti di prodotti tedeschi. In particolare, nel 2017 si è rilevato un aumento significativo dell’export italiano dei prodotti delle attività manifatturiere rispetto al 2016 (+10%), riferito, in special modo, ai prodotti della metallurgia (+12%) e agli autoveicoli (+8,3%), voci che trovano riscontro nelle prime quattro posizioni riferite all’import totale della Germania dal mondo (Tabella 3).

Tabella 3

Le principali merci italiane esportate in Germania sono i prodotti alimentari (8%), i prodotti della metallurgia (6,72%), i prodotti chimici (6,58%), macchinari e apparecchiature (4%), autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (4%) e computer e prodotti di elettronica e ottica (3,6%).

Il volume dell’interscambio bilaterale, che nel 2016 ha quasi raggiunto i 112,5 miliardi di euro, corrisponde tradizionalmente quasi alla somma degli scambi che l’Italia intrattiene con Francia e Regno Unito insieme. I rapporti di subfornitura esistenti tra i due Paesi sono talmente consolidati da poter essere qualificati quali relazioni di mutua dipendenza.

I fattori che rendono la Germania un mercato estremamente appetibile per le aziende italiane sono molti, tra cui:

  • Un PIL che rappresenta il 29% di quello dell’Eurozona e il 21% di quello dell’Europa a 28, in costante crescita, che ha registrato un +3,78% lo scorso anno;
  • Una diffusa ricchezza presente tra la popolazione (73,5 milioni di ricchi su 81,7 milioni di abitanti);
  • Crescita dei consumi interni (+1,9% quelli privati e +2,8% quelli pubblici);
  • Alto grado di internazionalizzazione;
  • Intensità dei legami economici e commerciali con l’Italia;
  • Vicinanza, in termini logistici, del mercato tedesco;
  • Dimensione del mercato e posizione strategica del Paese in Europa (la Germania si trova al centro del continente europeo e offre, alle imprese che investono sul suo territorio, un’ottima piattaforma anche per raggiungere altri mercati dell’Europa centrale, settentrionale e orientale);
  • Una burocrazia snella ed efficiente, che permette ai buyer tedeschi di interfacciarsi in maniera rapida con i venditori esteri;
  • Un alto Tasso di Libertà Economica (17° posizione su 178 paesi dell’Index of Economic Freedom);
  • Gli alti volumi di importazione, in costante crescita dal 2009;
  • L’assenza di obblighi di natura doganale o restrizioni alle importazioni;
  • L’importanza per i tedeschi delle merci di qualità, che costituiscono il 53% dell’import;
  • Forte apprezzamento del “Made in Italy”;
  • I tempi di pagamento delle aziende tedesche, che sono, nella maggior parte dei casi, più brevi rispetto a quelli italiani (molto raramente insorgono controversie per ritardi sui mancati pagamenti tra le imprese dei due paesi);
  • Un livello di corruzione tra i più bassi al mondo;

La Germania, quindi, risulta essere un mercato estremamente appetibile per le aziende italiane.

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